L’annoso problema della prova costume

Maggio è già al giro di boa, i primi caldi hanno timidamente fatto capolino – costringendomi a togliere l’amato piumone dal letto – e questo per le fanciulle un po’ pigre come me significa solo una cosa: sebbene le ultime settimane siano state un remake infelice dell’inverno cosacco, incombe come una spada di Damocle l’annoso problema della prova costume.

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Secondo me non esiste donna alcuna sulla faccia della Terra che non si sia preoccupata almeno una volta nella sua vita della prova costume, perché non importa quanto magra, alta, slanciata e bella tu sia. Quando le temperature iniziano ad alzarsi e quando il tempo dei maglioni giunge al termine, subdola e impietosa l’ansia della prova costume si insinua nella tua testa e ti punzecchia ogni volta che addenti un hamburger o una bomba alla crema.

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Ci sono poi le donne previdenti, quelle che si allenano tutto l’anno e che frequentano il luogo oscuro noto ai più come palestra. La strategia migliore in effetti sarebbe evitare di ridursi all’ultimo. Non correre ai ripari iniziando a fare jogging, cardio, crossfit e yoga a maggio, affidandoti ai miracoli di litri e litri di Somatoline con cui cospargere ogni centimetro quadrato del corpo dalla vita in giù. Ogni anno mi riprometto di non cadere in errore e di iniziare la mia religiosa quanto scrupolosa preparazione psico fisica all’estate a gennaio. Ogni anno puntualmente non ci riesco – e questo perché odio odio odio fare attività fisica, ok? A me piace stare seduta sul divano o sdraiata sul letto! – e mi ritrovo a googlare “come dimagrire con la forza del pensiero” o “come bruciare 100 calorie da seduta” ma anche “come avere il sedere di Beyoncée”. Ad oggi purtroppo non sono stati rinvenuti risultati realisticamente soddisfacenti.

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Le uniche due estati in cui sono stata davvero in forma sono quelle del 2014 e del 2015, ma per due motivi precisi che con la palestra e con le diete hanno poco a che fare. Nel 2014 avevo deciso di dare nella sessione estiva l’esame più difficile e pesantone del mio corso di laurea e dunque, essendo un tantino stressata tra tomi di storia e dispense incomprensibili di eugenetica in inglese, ero arrivata al giorno dell’esame con il colorito d’alabastro, le occhiaie di un appestato e almeno due chili in meno. Come se non bastasse, pochi giorni dopo ho pensato bene di prendermi una bronchite con i fiocchi – sì, in pieno luglio e a pochi giorni dalla partenza per le vacanze a Parigi! – che mi ha costretta a prendere l’antibiotico. Antibiotico che a sua volta mi ha regalato momenti indimenticabili relegata sul cesso.
Insomma, sono partita che ero persino sottopeso, cosa che mi ha permesso di mangiare ogni sera una scatola da 12 macaron sentendomi nel giusto.

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Nel 2015 invece, come la più banale delle donnette, mi sono lasciata un po’ morire di fame per qualche mese dopo aver concluso una relazione di parecchi anni.
Questo mi ha permesso di arrivare a luglio senz’ pensier’ al punto da sfoggiare in Grecia anche un’audace brasiliana, per varcare le spiagge con la falcata sicura di Belen – la stessa proprio! – sulla Playa Desnuda.

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Ma quando la vita tutto sommato ti sorride, non c’è nessun pazzo scriteriato mentecatto a farti venire la gastrite, sei felice e contenta e soprattutto circondata da persone altrettanto felici, contente e normali, essere magre è difficilissimo! Tra aperitivi, pranzi e cene fuori, colazioni a base di gossip e cornetti, gli amici – e anche i camerieri -che ti deridono quando ordini “una Coca-Cola zero, grazie” il perfetto bikini body sembra soltanto una gran rottura di palle che fa “ciaociao” con la manina mentre addenti le pizzette del venerdì sera.
La magra consolazione – perché al momento di magra c’è giusto quella – è che persino le fortunate col metabolismo alle stelle, le stronze che mangiano due etti di pasta al giorno e non mettono su manco l’ombra di un rotolino di grasso o una mezza maniglia dell’amore, conoscono l’angoscia della prova costume. Quindi almeno in questo siamo tutte sulla stessa infelice barca, piangendo copiose lacrime su cespi di insalata e confezioni formato famiglia di gallette di riso (riso riso, non mais, ricordate sempre la massima “non lo sai che la cellulite è l’ingrediente principale della minestra di mais?”).
Ecco perché quando al parco correndo camminando, incrocio lo sguardo di un’altra donzella le faccio un sorriso d’incoraggiamento, come a dirle “Dai amica, tieni duro!”

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