«Io mi so dar ottimi consigli ma poi seguirli mai non so »

Sì, se avete avuto un’infanzia felice all’insegna delle VHS Disney ricorderete che era così che cantava Alice mentre si lagnava d’essersi persa nel folle paese delle meraviglie (ci tengo a rendere noto il fatto che a casa mia il cartone era conosciuto con il titolo di “Alice la mejo del paese” perché la mia amichetta del cuore lo chiamava così).
Ecco, quante volte, nel dare qualche consiglio o un parere del tutto personale, mi sono ascoltata da fuori e mi sono detta: “Cavolo, ma quanto sono saggia, quanto sono logica e avveduta, che ottimi consigli so dare!
Ma allora sorge spontaneo chiedersi, alla giovanissima età di 25 anni ancora da compiere, perché con me non funzionano mai?
O meglio, perché se sono così saggia, logica e avveduta, finisco sempre con il fare enormi casini?
Forse perché pure quando dentro di me io lo so che sto sbagliando, che sto commettendo una macro cazzata, la faccio lo stesso?

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A volte penso che possa dipendere dal fatto che, essendo sempre prevenuta e perseguitata dalla paura del fallimento, ogni cosa all’inizio mi pare rischiosa se non addirittura una pessima idea. Come se cercassi un pretesto per darmela a gambe il più velocemente possibile – Giulia Cuor di Leone insomma!
Sto cercando però di imparare a lanciarmi, nonostante le paure, nonostante tutte le cose di contorno. Come se volessi costantemente mettermi alla prova, come se mi servisse proprio sbatterci la testa così da avere la certezza che sì, effettivamente si trattava di una macro cazzata. In verità un po’ lo faccio anche per rendere sempre più spessa e dura la mia pellaccia.
Insomma, lo dice pure Tizianone nazionale Ferro che “se non uccide fortifica” e chi sono io per contraddirlo?

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Ah, il mio sadico senso del dovere che mi impone d’essere pressoché intollerante al dolore.
Ma mi piace pensare che un giorno i miei consigli riuscirò a seguirli e che mi succederà come mi è capitato con i peperoni. Prima, anche se stavo sempre male quando li mangiavo, continuavo a farlo noncurante perché mi piacevano. Però poi puntualmente passavo una giornata intera a maledirmi, raggomitolata sul letto dal dolore.

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Finché un giorno ci sono riuscita, non so cosa è finalmente scattato in quel mio maledetto cervello testardo, ma ho iniziato a dire di no.
Basta.
Basta ai peperoni.
Certo, a volte, molto raramente, li assaggio, ma in una quantità moderata così da evitare l’agonia consueta che evidentemente mi era diventata insopportabile.
Forse un giorno succederà la stessa cosa con gli sbagli, forse un giorno mi rifiuterò di fiondarmici  rimandandoli indietro allo chef.
Forse un giorno, chissà, riuscirò persino a seguire uno di quei miei ottimi consigli.

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