Maggio, fatti coraggio, dicevano. In realtà maggio è stato come una folata di vento forte che scompiglia vestiti e capelli, per un attimo, e poi tutto torna immobile come prima. In realtà a maggio di vento non ce n’é stato chissà quanto, ma nella mia testa ci sono state vere e proprie tempeste e uragani.
Avrei voluto riaprire i battenti con una ricetta fresca ed estiva (tipo un bel tiramisù al pistacchio che, giuro solennemente, farò e posterò presto!), invece eccomi qui con una manfrina da psicoanalisi alla Zeno. A riflettere sui cambiamenti che le folate di vento portano nella testa e nell’anima o in quel qualcosa di rumoroso che abbiamo dentro. Cosa succede quando ti scompigli dentro e poi tutto torna immobile? In realtà niente torna come prima e niente, in me, sembra più essere immobile. Le cose continuano a vibrare, i pensieri sembrano tante biglie che sbattono l’una contro l’altra e fanno un gran rumore e impediscono di capire. Ma tutto quel fracasso sembra voler dire solo una cosa: “Niente sarà più come prima!”
É spaventoso. Ma anche stimolante. Però più spaventoso. E io, si sa, sono una gran fifona, un po’ (parecchio) abitudinaria, come i gatti. E questo é anche il periodo in cui i gatti cambiano il pelo. Forse anche io sto cambiando qualcosa, devo solo capire se si tratta davvero solo di qualcosa.
Sicuramente vorrei essere meno pensierosa. Vorrei fare le cose senza pensarci troppo, vorrei ascoltare le altre persone e non pensare poi così tanto alle loro parole. Ecco, forse vorrei non pesare più le parole. Perché, diciamocelo, se ci si mette davvero a misurarle, ma quanto pesano le parole? Tanto, troppo per me che sono una cosettina che non arriva al metro e sessanta. E so per certo che chi non le pesa le parole vive meglio, perché decide così su due piedi che valore dar loro.
E lo fanno con tutte, anche con quelle degli altri – che magari ci hanno perso tempo prima di sputarle fuori! – È estremamente facile giudicare le cose che vengono dette senza sapere cosa c’é dietro o solo perché noi le avremmo dette in altro modo.
Quindi vorrei non pesarle più per vivere meglio. Il problema é che io adoro le parole, le amo, amo giocarci, amo vederle prendere vita su un foglio stropicciato trovato sul fondo della borsa, sull’ultima pagina di un quaderno, sulle note di un cellulare o del tablet, amo dividerle per circostanze, metterle tipo in vecchi barattoli di marmellata nel mio cervello, e poi a volte mescolarle tutte insieme e vedere che ne viene fuori.
Questo forse non cambierà, forse cambieranno i modi, le persone, le cose.
Forse il vento ha scosso un po’ le fondamenta per vedere se era tutto da buttare, forse ha tolto la polvere che aveva ricoperto le cose davvero importanti, spazzando via quelle superflue. Arriva un momento nella vita in cui non si ha più bisogno di cose superflue a cui aggrapparsi, magari per ammazzare il tempo, magari per paura di darsi totalmente a quelle che contano. Il tempo io non lo voglio più ammazzare, lo voglio USARE. E non posso più sperperarlo in cose che non ho voglia di fare, in cose superflue. Non ho paura di perdere qualcosa, i miei pensieri rumorosi mi suggeriscono che in realtà da adesso ho tutto da guadagnare: in altri pensieri, in esperienze, in PAROLE. E, guarda caso, io vado letteralmente pazza per le parole.