E’ tutta la sera che mi ripeto nella testa una frase stupida, letta sul muretto di una fermata della metropolitana: “Ci vuole coraggio”.
Sì, è vero. Ci vuole coraggio. Ci vuole coraggio quando fai progetti e ci vuole ancora più coraggio per metterli in pratica. Ci vuole coraggio per decidere che vuoi continuare a studiare e che no, rinunci a quel lavoro, per quanto possa essere comodo in un momento del genere, perchè in fondo quello che vuoi è qualche gradino più in alto. Ci vuole coraggio per provare a salire quei gradini, per puntare su se stessi. Ci vuole coraggio anche per affrontare la realtà delle cose, soprattutto quando non è facile o piacevole da accettare. Ci vuole coraggio quando decidi di chiudere una porta. Specie se dall’altra parte c’è qualcuno che mai si sarebbe creduto di arrivare a tagliare fuori dalla propria vita. Io in questo ho avuto coraggio, ma spesso ci penso. E forse ci vuole coraggio anche per pensare alle persone rimaste fuori, perchè solo gli stupidi non pensano ai passi e alle scelte compiute. A volte io le metto in dubbio, a volte mi dico “Giulia, sei troppo dura. Sei pesante. Sii leggera!” e allora io ci provo, davvero, ma non funziona mai. Vorrei avere il coraggio di tornare sui miei passi, di dire certe cose, ma non lo faccio. Preferisco scrivere in modalità flusso-di-coscienza su un blog, il mio, che poi sarebbe un ricettario on-line. E’ che quando si avvicinano eventi più o meno importanti, mi viene spontaneo fare una sorta di riepilogo della mia vita fino ad ora. Un mega flashback che scorre nella mia testa, quasi sempre in bianco e nero. Il colore c’è solo il alcune parti, forse quelle più importanti. Ed è con questi riepiloghi che mi rendo conto delle persone che ho voluto lasciar andare. Sì, che ho voluto, perchè le persone non se ne vanno via così, da sole. Se lo fanno c’è un motivo e se nessuno le trattiene loro volano via come i palloncini con l’elio, quelli che da bambina mio padre mi legava al polso. Ecco, sono poche le persone che ho legate al polso ora. Il che non mi fa sentire triste, solo molto complicata. Perchè basta sempre così poco per far sciogliere il nodo, per far sì che le persone si allontanino. Qualche volta penso che sia un’inevitabile selezione naturale. Che quelle persone ci sono state per un periodo di tempo ed è questo ciò che conta. Come se avessero fatto il loro dovere e via. Ma allora cosa rimane? Soprattutto, chi è che rimane?
Non possono andare via proprio tutti. Per quanto sia banale e scontato, a me piacciono le persone che restano. Sono quelle che preferisco, sono come un piumone in pieno inverno.
E quando entrano nuove persone nella mia vita, quando piano piano decido di abbassare la mia muraglia cinese di barriere e il filo spinato (nel caso le barriere non funzionassero, non si sa mai!), mi piace poter pensare che loro forse vorranno restare. Sono momenti di puro ottimismo, di totale e completa fiducia nell’umanità. Ci vuole coraggio, tantissimo coraggio, per essere così fiduciosi.
Ma anche per restare ci vuole coraggio. Perchè anche io, quando le cose si complicano, vorrei sbattere tutto e andarmene via. Però ci vuole coraggio anche per andarsene. Per mettere tutto in una borsa con i manici o in una valigia e decidere che la vita deve ricominciare altrove. A me piacerebbe un giorno vivere un po’ qui e un po’ altrove. Ho tanti altrove da visitare, da esplorare, da scoprire. Tanti posti in cui vorrei cercare quella sensazione, quella che ti fa posare le valigie, sospirare e dire “Ah, finalmente casa!”.